Prato Fiorito

Davide si sfondava sempre. Fumare erba era un’ abitudine che si concedeva ogni giorno, ma aveva perso di senso.
Ricordava la prima “bomba” a 14 anni, quando lui e Ricky avevano fatto spago. Che giorno memorabile! Che emozione!
Lui, non era altro che un ragazzino esaltato, che si avvicinava a qualcosa di proibito. La paura era tanta. La pelle, gli si accapponava. Dopo il primo tiro, quelle sensazioni si facevano sempre più forti, piu’ amplificate, imponenti, cazzo! Aveva ancora quei brividi stampati nel cervello. E adesso?!?! Tutto era cosi’ sbiadito. Così scialbo. Smorto. Il nulla. Che sciocco! Pensava, ho questa stupida dipendenza e non mi sballa per niente! È la mia “tisana”, la mia “camomilla”, il mio “tranquillante”, il mio “sedativo”. Che schifosa robaccia! Sono peggio di una femmina mestruata e non riesco a controllarmi, se non mi faccio esco fuori di testa.

Dio cane! Che vita di merda!
Aveva provato a smettere (qualche mese prima) con scarsi risultati, così si era rassegnato. Che tanto non era morto, ne’ diventato scemo fino ad allora, poteva continuare finché gli restava da campare!

Una mattina d’ estate sua madre lo cacciò di casa, scoprì che aveva dato meno esami di quanto sosteneva e ormai erano anni che gli pagavano la retta all’ università. Era abbastanza grande, aveva 25 anni, poteva cavarsela da solo.

La vita gli aveva voltato le spalle, e come in Prato Fiorito basta mettere una crocetta sbagliata su una casella e la partita è persa -così si sentiva lui- per un’ errore, la sua vita era bella che andata.

I suoi l’ amavano, e non l’ avevano cacciato per qualche canna di troppo o qualche stronzata che aveva combinato, ma perché gli aveva mentito.Non si potevano più fidare di lui e non ce la facevano più a vederlo in quello stato.

Ci avevano investito, anche quando si riduceva ad uno straccio pensavano al potenziale di quel ragazzo. Che sarebbe maturato, invece no, non cambiava mai.

Davide dopo essere stato sbattuto fuori, aveva perso il senno, era fuori di sé. Errò fin quando non si ritrovò ai giardinetti, dove incontro’ Squalo. Lui si’ che ci andava sul pesante, si faceva di eroina.

Il vagabondo aveva smania di provare anche lui, senza più niente da perdere, si iniettò una dose.

Che fottute sensazioni! Ne valeva la pena dare la vita per lei, l’ heroin!

La sola che lo accoglieva nella stretta morsa delle sue calde braccia, per non lasciarlo mai più. Per cullarlo. Coccolarlo. Estasiarlo.

Era a casa adesso. Dopo tanto.

Jumanji

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